puntodelibere - Quesiti e risposte n. 14

QUESITI E RISPOSTE

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n. 14 - 4 maggio 2018

Categoria 4 - LA MOZIONE

D. Sempre più spesso un senatore chiede di mettere ai voti con delibera una o più mozioni. È possibile?
 

R. Certamente, previa inserzione all'ordine del giorno.
Giuridicamente parliamo di mozione per indicare un atto di indirizzo. Essa è mirata a promuovere una presa di posizione di un organo collegiale ed è, in particolare, utilizzata nei due rami del Parlamento. In pratica, è la richiesta di discussione (eventualmente di votazione) su un determinato argomento.

In ambito accademico, la mozione non appartiene alla categoria dei "provvedimenti" in senso stretto. Si tratta, infatti, dell'espressione di un indirizzo rivolto al Governo accademico e consiste in raccomandazioni, non già in atti modificativi volitivi. Di norma, è rivolta al Rettore, ai Pro Rettori, ai Delegati o all'Amministrazione (si vedano almeno TAR Trentino-Alto Adige, Trento, 15.10.1997, n. 314 e TAR Puglia Lecce, sez. I, 26 marzo 2010, n. 872).

In buona sostanza, la mozione tende a spingere il collegio a deliberare tramite una presa di posizione "politica", anche se risulta priva della forza giuridica propria dei provvedimenti amministrativi (TAR Abruzzo Pescara, 20.2.1991, n. 166). In tutto questo, essa non produce effetti vincolanti, ma può rappresentare con grande forza l'indirizzo, anche al di fuori delle proprie funzioni statutariamente attribuite, di un organo collegiale.

In definitiva, si tratta di un atto di pertinenza pressoché esclusiva del Senato accademico (si pensi alle prese di posizione sulla riforma universitaria, sugli scatti stipendiali, etc.), più raramente del Consiglio di Dipartimento o del Consiglio della Scuola. 

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